Fra la fine dell’800 e i primi del ’900 il territorio compreso fra Viareggio, la Versilia e Torre del Lago viene scoperto da intellettuali e artisti. Per Thomas Mann, Giacomo Puccini, Plinio Nomellini, Eleonora Duse, Isadora Duncan, Gabriele D’Annunzio, i luoghi sono ancora incontaminati, ambiente mitico e magico, un Eden ritrovato.

Galileo Chini non si sottrae a questo fascino e già dalla fine dell’Ottocento inizia a passare le estati a Lido di Camaiore, affittando una casa in via del Fortino: è del 1899 il primo dipinto noto dell’artista Paesaggio autunnale in Versilia. Ma è solo dopo il suo ritorno dal Siam che Chini inizia i lavori per quello che diverrà il suo “buen retiro”, dopo che l’amico Plinio Nomellini gli propose di acquistare insieme un bosco di pini.

La casa delle Vacanze fu costruita in mezzo a una folta pineta  su progetto dello stesso Chini, che ne disegna anche i mobili e ne decorerà nel 1918 alcuni ambienti. Nel progetto si avvertono suggestioni secessioniste e richiami orientali. In un angolo del grande giardino, Chini fa costruire anche un piccolo chiosco a pagoda.

Le estati sono piene di vita e incontri, sotto l’ombra dei grandi pini vi si ritrovano Plinio Nomellini, la Duse, Dina Galli, Marta Abba. Si va sulla spiaggia, si organizzano grandi “cocomerate”, si passeggia nelle pinete, si fotografa, si discute d’arte e si crea.

Qui nel 1924 nascono le scenografie della Turandot, mentre, negli stessi anni, Chini collabora con l’Architetto-Ingegnere Alfredo Belluomini alla sistemazione della passeggiata di Viareggio: le nuove grandi costruzioni che prendono il posto degli chalet di legno distrutti dal grande incendio del 1917 sono decorate dalle ceramiche progettate da Chini e realizzate dalla Manifattura Fornaci San Lorenzo. Architettura e decorazione, perfettamente coese e influenzate dai suoi ricordi d’Oriente, creano edifici fantastici che vibrano al riverbero della luce del sole.

Negli anni venti Chini amplia la casa: decora le stanze da pranzo con dipinti di soggetto marino e orientale, purtroppo scomparsi,  e il salone con grandi alberi della vita. Durante i suoi soggiorni ritrae il paesaggio idillico della Versilia: i capanni di legno sulla spiaggia, la vecchia darsena di Viareggio, la Fossa dell’Abate al tramonto, la via Roma, piena di pini e sterrata, le marine sferzate dal vento e le Apuane. Dipinge spesso anche la sua stessa casa.

In questo stesso giardino Chini ambienta l’Autoritratto che dona agli Uffizi nel 1933.

E’ evidente il profondo coinvolgimento che Chini ha verso questa terra, tanto che ne rimane lontano solo per poco tempo durante la guerra, a causa dello sfollamento. Quando vi ritorna i suoi  dipinti registrano i cambiamenti avvenuti in questi luoghi e nel suo animo.

Negli ultimi anni numerose fotografie lo ritraggono sul mare o a passeggio con la moglie Elvira. Nell’estate del 1956 il Comune di Pietrasanta gli dedica una retrospettiva. È la sua ultima mostra.

Il 23 agosto Chini muore nel suo studio a Firenze.